Julia Mehner aut

Nessun calligrafo potrebbe tracciare curve più eleganti nella neve. Julia Mehner è una delle sciatrici più sensibili e poetiche delle Alpi. Gioca con la neve – che sia pista dura e compatta o soffice polvere. In estate Julia è in bici e, durante tutto l’anno, viaggia nel suo camper SUNLIGHT…

Julia, vieni originariamente dall’Erzgebirge tedesco, ma da giovane talento dello sci alpino ti sei spostata verso sud per frequentare la scuola del centro di allenamento nazionale di Berchtesgaden. Ora vivi a Innsbruck, in Austria?

Sì, anche se sono raramente a casa, soprattutto d’estate. In quel periodo sento sempre il richiamo del mondo. Per me viaggiare significa scoprire nuove parti di me – mi ispira, mi rende più creativa e amplia la mia prospettiva.

 

 

Probabilmente allarghi le prospettive anche con i tuoi studi…

Assolutamente. Sto per concludere il mio master in Architettura. Ciò che mi affascina è quante sfaccettature abbia questo campo: immaginare nuovi spazi, creare atmosfere e lavorare in modo creativo su ogni scala. Per me l’architettura è un modo non solo di osservare il mondo, ma di contribuire a plasmarlo.

Da dove nasce questo desiderio di esplorare?

Sono sugli sci da quando avevo tre anni. Fino ai 19 ho gareggiato per la Federazione Sciistica Tedesca. Fin da bambina ho visto tanto del mondo – gare, campi di allenamento, sempre in movimento. Credo che da lì venga il mio impulso a esplorare e a vivere esperienze nuove.

Quando scii, c’è questa sensazione di quiete unita alla velocità. Come funziona?

Per me lo sci unisce elementi che sembrano opposti: è come fluttuare e allo stesso tempo percepire ogni forza di gravità. Quando una linea funziona o una curva è perfetta, entri in un flusso completamente silenzioso. Potente, ma calmo.

E poi c’è la natura: le montagne, l’immensità, quella qualità sublime che ti fa sentire piccola nel modo più bello. Là fuori mi sento libera. In questo mondo frenetico, che si perde tra numeri e paragoni, trovo il mio equilibrio all’aperto. Le montagne mi ricordano che siamo solo una piccola parte di qualcosa di molto più grande. Questo mi riporta con i piedi per terra.

Cosa ti attira del camping?

Per me il camping è un ritorno all’essenziale: pace, libertà e semplicità. Amo dormire all’aperto, che sia in un rifugio, in tenda, in un’amaca o in un camper. Questa vita semplice, fuori, è diventata rara. Niente rumori, nessuna distrazione, nessuna aspettativa. Solo natura, silenzio e la sensazione di far parte del paesaggio. Il camping mi rallenta e mi ricorda che non serve molto per sentirsi davvero vivi.

Quali paesaggi ti fanno sentire più a casa?

Direi due paesaggi completamente diversi. Probabilmente perché descrivono bene anche me. Il Nord, soprattutto la Scandinavia, mi dona una pace incredibile. Quel clima ruvido, l’orizzonte infinito, la natura potente e imponente. Lì mi sento protetta. È tranquillo, vasto, autentico. E per sciare, naturalmente, un sogno.

Il Sud, in particolare il sud della Spagna e dell’Italia, mi tocca in modo totalmente diverso. La luce calda, il mare come forza senza confini, il buon cibo – e la mentalità mediterranea mi affascinano. Ciò che conta sono l’amicizia, la famiglia, lo stare insieme. Le persone si definiscono meno attraverso ciò che possiedono e sembrano più felici. Questa leggerezza mi ispira. Credo di aver bisogno di entrambi: la calma del Nord e il calore del Sud.

Cosa ci insegna la natura?

Che non siamo il centro del mondo. In montagna, nel bosco, al mare, numeri, aspettative e paragoni scompaiono. Rimane una sensazione di connessione, di autenticità. La natura mi ricorda le nostre origini, ciò che è essenziale: siamo parte di un insieme più grande, ed è proprio da lì che nasce la pace.

 

 

Qual è il tuo trucco definitivo per il camping?

Semplicemente: mantenere tutto al minimo. Meno è davvero di più quando sei in viaggio – meno peso, meno caos, meno distrazioni. Più essenziale è il tuo set-up, più spazio resta per ciò che conta: la quiete, la natura e la sensazione di libertà.

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